Che dire. Prendete Roma, aggiungete Milano, frullate il tutto e forse otterrete qualcosa di vagamente somigliante a Parigi. Forte del motto 'Fluctuat Nec Mergitur' - 'Naviga e non affonda' -, la capitale colpita al cuore dagli attentati jihadisti del 13 novembre resta tra le metropoli più dinamiche, ricche e popolose al mondo. Oltre che una delle più turistiche: con circa 30 milioni di visitatori annuali, di cui oltre metà (18 milioni) stranieri, nonostante il forte calo delle presenze registrato dopo le stragi che hanno causato 130 morti. Nella Francia che ha sempre scommesso sulla centralizzazione - l'unica eredità della monarchia assoluta che i rivoluzionari del 1789 non abbiano rimesso in discussione - Parigi non ha mai perso il ruolo di locomotiva della nazione, capitale incontrastata della politica, dell'economia, e della cultura. Del resto non è un caso se qui gli autoctoni (circa 12 milioni, se si includono le banlieue e lo sconfinato hinterland) bollano tutto ciò che non è parigino con un generico (e un filo sprezzante) "provincia". Per cogliere appieno lo strapotere di questa specie di città Stato basta buttare un occhio alla cartina della SNCF, la compagnia ferroviaria francese: un'immensa stella che dalla capitale irradia tutto il resto del Paese. Quella che i romani battezzarono nel 52 a.c con il nome di Lutetia da allora non si è più fermata. Ancora oggi la culla dell'Illuminismo di cui quest'anno si celebra il sessantesimo anniversario di gemellaggio esclusivo con Roma (con il motto: 'Solo Roma è degna di Parigi, solo Parigi è degna di Roma') è il cuore pulsante della République, sede di importanti vertici internazionali (l'ultimo quello Onu sul clima dello scorso novembre), ma anche fiere, congressi, eventi culturali (come la Fiac, la Fiera d'arte contemporanea) o sportivi (il Roland Garros), mostre d'arte, e le immancabili fashion-week, le sfilate di moda che almeno sei volte all'anno fanno girare la città ad un ritmo ancora più frenetico. Ma non basta. Perché nella metropoli pigliatutto decantata nei secoli dagli artisti di mezzo mondo (e che i parigini veri chiamano Paname) si trovano anche influenti organismi internazionali come l'Ocse e l'Unesco oppure, in senso opposto, Disneyland-Paris, il parco divertimenti che ogni anno richiama milioni di visitatori. Per non parlare dell'infinita offerta di cinema, teatri e musei di ogni tipo - dal mastodontico Louvre fino alle chicche più nascoste: come il Musée de la Vie Romantique o il Musée Gustave Moreau. Si potrebbe continuare per pagine e pagine, ad libitum - 'Parigi non finisce mai', titolava in un libro Enrique Vila-Matas - ma soprassediamo qui. Non è certo il caso di raccontarvi dell'imponenza della Tour Eiffel, il monumento più celebre del pianeta, o l'Arco di Trionfo, che forse più di di tutti incarna la proverbiale 'grandeur' transalpina. O ancora il fatto che la città sia nata sull'Ile-de-la-Cité, l'isola con la cattedrale di Notre-Dame che pare un inaffondabile vascello ormeggiato sulla Senna, proprio come viene rappresentata nel suo stemma ufficiale. "Parigi val bene una messa": disse Enrico IV, il nobile protestante che accettò di convertirsi al cattolicesimo pur di accedere al trono di Francia nel 1593, e che forse più di tutti ha trovato le parole giuste per descrivere la potenza attrattiva della città dalle mille luci. Dall'assolutismo all'attuale democrazia della Quinta Repubblica, passando per la Bastiglia, la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, Napoleone e il Maggio '68, la sfida a chi trova una definizione migliore è ancora aperta: dura da quasi cinquecento anni.