"Cuore e passione". Sono le parole usate da Gianni De Biasi per spiegare il miracolo confezionato alla guida della Nazionale albanese che, per la prima volta, è approdata a una fase finale dell'Europeo. Un eroe per caso, De Biasi, nessuno come lui era riuscito a far volare così in alto le Aquile d'Albania.
Nato a Sarmede (Treviso), nel paese della fiaba - come recita il cartello che delimita il territorio comunale - De Biasi è il valore aggiunto dell'Albania, sulla cui panchina si sedette nel 2011, prendendo il posto del croato Josip Kuze: erano i tempi in cui le Aquile venivano umiliate dal Lussemburgo, mentre oggi si permettono il lusso di battere squadroni come la Francia o il Portogallo in trasferta.
La qualificazione a Euro 2016, per De Biasi, ha rappresentato il riscatto di un'intera carriera di allenatore: chiamato a Tirana dopo una breve esperienza nel Torino, al tecnico trevigiano è stato chiesto di trascinare la Nazionale nella fase finale di una grande competizione internazionale. Appuntamento fallito alla vigilia del Mondiale brasiliano, centrato a 'Francia 2016'. Già nel 2014, la Federcalcio albanese gli ha rinnovato il contratto fino al 2016, ma nessuno avrebbe potuto ipotizzare una qualificazione europea davanti a Serbia e Danimarca. Tanto da indurre il presidente BujarFaikNishani a conferirgli la medaglia 'onore della Nazione'.
De Biasi è stato un vincente nelle categorie minori del calcio italiano, ma non è mai riuscito a imporsi al cospetto di grandi piazze. Tuttavia, questa qualificazione sulla panchina dell'Albania rappresenta una svolta in un carriera cominciata sulla linea mediana del Treviso, proseguita a Brescia e passata anche dal sud (Palermo).