Litigioso, pieno di boria, talento dal rendimento a corrente alternata. Su Igor Denisov ne sono state scritte di tutti i colori, anche per via del suo carattere, ma è indubbio che sia l'uomo di maggiore talento del calcio russo. Ne sono consapevoli anche alla Dinamo Mosca dove per averlo tra le loro file gli pagano uno stipendio pari a 4 milioni di euro all'anno. Il problema è che, a 31 anni e pur essendo già padre di 4 figli, Denisov non la smette di litigare, e ha discusso di brutto, contestandone le scelte tecniche, con l'allenatore Stanislav Cherchesov (definito pubblicamente "un clown" dal suo giocatore) come aveva fatto prima con l'ex foggiano Dan Petrescu.
E che dire di quando stava allo Zenit, la squadra per cui faceva il tifo da bambino, e se la prese anche con Spalletti? Denisov si sentiva, e in effetti era, l'idolo dei tifosi e per questo criticò duramente il fatto che alcuni stranieri della squadra, gli strapagati Witsel e Hulk, guadagnassero "il triplo di me, che ho vinto quanto e più di loro".
Lo accusarono anche di essersi risparmiato in alcune partite, in altre si era rifiutato di giocare, sempre in polemica con il club, così venne messo fuori rosa e poi reintegrato da Spalletti solo dopo aver presentato scuse formali. Problemi per lui anche dopo il trasferimento all'Anzhi, attirato da un super stipendio che però non gli andava bene, anche in quel caso perchè c'era chi guadagnava più di lui. Il compagno fonte di cruccio era Samuel Eto'o e Denisov ebbe da ridire e litigò anche con lui. In ogni caso l'avventura in Daghestan durò poche partite.
In nazionale discusse con Capello in merito alla fascia da capitano, ma l'ex tecnico di Milan e Roma lo stimava, al punto da averlo convocato anche quando nello Zenit era stato messo fuori rosa. Ora il calcio russo da lui si aspetta molto, virtuoso del colpo di tacco che può fare la differenza: è tempo che Denisov faccia parlare di sè solo per le prodezze che 'ricama' sul campo. A Mosca ci contano. (CLN)