Qualcuno lo ha già ribattezzato OneLove-gate: il caso della fascia con il cuore arcobaleno che i capitani di 7 nazionali volevano indossare ai Mondiali in Qatar è esploso oggi prima che scendessero in campo Inghilterra e Iran. La Fifa ha mostrato i muscoli minacciando sanzioni, i giocatori delle 7 squadre che erano determinate a mostrarla si sono arresi. Nessuno indosserà quello che non solo sarebbe stato il simbolo dell'inclusività, soprattutto in favore della lotta per la libertà delle scelte sessuali, ma una bandiera da sventolare proprio in Qatar, paese che ancora ostacola molti diritti della persona. In più, sarebbe stato un simbolo scelto "dal basso" e non quello ufficiale, colore unico di sfondo con la scritta "No discrimination".
La Francia, tramite il capitano portiere Hugo Lloris, già aveva rinunciato. Erano rimaste in sette a insistere nel loro proposito di indossare la coloratissima One Love, Inghilterra, Olanda, Galles, Germania, Belgio, Danimarca e Svizzera, guidate dall'inglese Harry Kane e dall'olandese Virgil Van Dijk.
Dopo che anche le Federazioni inglese e tedesca si erano ripetutamente schierate per il diritto dei capitani di indossare la fascia di loro scelta, la Fifa è intervenuta, minacciando sanzioni e squalifiche a termini di regolamento: "l'arbitro, qualora un giocatore indossi attrezzatura o gioielli non autorizzati, sarà invitato dall'arbitro, che gli infliggerà un'ammonizione, a uscire dal campo". A mo' di gadget consolatorio, lo stesso governo del calcio mondiale confermava che la fascia ufficiale Fifa con la scritta No discrimination - annunciata a partire dai quarti di finale - "sarà indossata subito da tutte le 32 squadre in lizza".
Nei contatti diretti con le federazioni, ovviamente, la Fifa era stata molto più chiara e convincente: "La FIFA è stata molto chiara sulle sanzioni in cui i nostri capitani sarebbero incorsi indossando la fascia One Love in campo - hanno fatto sapere le 7 nazionali che si sono arrese - come federazioni non possiamo mettere i nostri giocatori in questa posizione, così abbiamo chiesto ai capitani di rinunciare. Eravamo pronti a pagare delle multe ma non possiamo mettere i giocatori a rischio di essere ammoniti o costretti a lasciare il campo. Siamo molto frustrati dalla decisione della FIFA, che è senza precedenti".
La discussione tra la FIFA e i club ha visto tirare in ballo tutti gli argomenti sul tema: da un lato il diritto dei giocatori di manifestare sostegno a una battaglia di civiltà, dall'altro la Fifa a ricordare di essere un'associazione "inclusiva" e che il presidente Infantino ha ribadito alla vigilia dell'apertura dei Mondiali il suo personale appoggio alla comunità LGBTQ+. Ognuno è rimasto fermo sulle sue posizioni, la Fifa ha imposto il suo volere, le nazionali hanno ceduto. Negli ambienti del governo mondiale del calcio, si ricorda anche come la Federcalcio inglese oggi in prima linea nella battaglia per One Love, ha in passato negato alle proprie squadre il diritto di indossare le divise tra trasferta giocando in casa per raccogliere fondi per i più poveri. A colpi di accuse, palesi o meno, il OneLove-gate si scatena attorno al Mondiale