Non sono i favoriti sul campo, e non sono nemmeno gli ospiti più graditi. Per l'Iran la partecipazione al mondiale di calcio al tempo della guerra è ad alta tensione: e riflette quella che si vive nella Repubblica islamica, travolta dalle poteste scatenate dalla morte di Masha Amini, la 22enne curda picchiata e uccisa dalla polizia morale perché dal velo fuoriusciva una ciocca di capelli. Un caso che dallo scorso settembre ha dato il via a una ondata di protesta nel Paese e a repressioni violente (l'ultima conta 13 morti con la polizia che ha sparato sulla folla raccolta sulla tomba della giovane assassinata). Ma anche alla solidarietà del resto del mondo, con il gesto simbolico del taglio di ciocche di capelli delle donne famose e non.
Nella stessa Nazionale (considerata tra le più competitive nel comparto asiatico e infatti alla sesta partecipazione alla coppa del mondo) le donne iraniane hanno trovato sostegno. I giocatori hanno infatti appoggiato la protesta: nell'amichevole del 27 settembre contro il Senegal, durante l’inno hanno deciso di indossare un giubbotto nero per coprire le maglie. A segnare è stato tra l’altro Sardar Azmoun, giocatore del Bayern Leverkusen e star della nazionale: "Spero solo che un giorno le donne in Iran avranno lo status che meritano, mi vergogno di quanto sta accadendo. Posso essere escluso dalla squadra, è un rischio che preferisco correre" aveva detto l’attaccante 27enne. “Siamo sempre dalla parte delle persone che al momento non chiedono altro che i loro diritti fondamentali“, ha scritto il centrocampista Alireza Jahanbakhsh. E c'è anche chi ha chiesto - un gruppo di legali iraniani - che la nazionale di Teheran venga esclusa dal mondiale proprio alla luce della violenta repressione in atto: “La Fifa non dovrebbe consentire la partecipazione di un Paese che perseguita attivamente le sue donne, atleti e bambini solo per il fatto che esercitano i loro diritti umani più elementari”.
Ma anche altre ombre si addensano sulla partecipazione al torneo degli iraniani: e stavolta è la guerra tra Russia e Ucraina ad aver agitato le acque. L'Ucraina, che ha perso il playoff con il Galles, vedendo svanire il sogno di volare in Qatar, ha chiesto l'esclusione dell'Iran, reo di fornire droni-kamikaze a Mosca, impiegati nell'offensiva contro Kiev e il suo ripescaggio. L'Iran guarda all'appuntamento mondiale anche con qualche ambizione: la squadra vede il ritorno in panchina dell'esperto tecnico portoghese Carlos Queiroz, al suo terzo con il Team Melli. “Con Queiroz in panchina abbiamo trascorso uno dei periodi più belli nella storia del calcio iraniano - le parole del presidente della FFIRI Mehdi Taj -. Vogliamo il meglio per la nostra nazionale e per il nostro Paese”. In squadra ci sono, oltre ad Azmoun, Mehdi Taremi, attaccante del Porto, Vouria Ghafouri, in porta Alireza Safar Beiranvand, a centrocampo Saeid Ezatolahi.
Finora i persiani non sono mai andati oltre il primo turno. A Russia 2018, l’obiettivo degli ottavi di finale non era poi così distante, perché segnando un solo gol in più contro gli allora campioni d’Europa del Portogallo, nella terza e ultima gara del proprio girone, l’Iran si sarebbe qualificato. In Qatar nel girone (il B) l'Iran trova i nemici di sempre. Gli Stati Uniti. Che affronteranno il 29 novembre allo stadio Al-Thumama di Doha. Uno scontro che come sempre va molto oltre il calcio: ma del resto la presenza dell'Iran a questi mondiali è molto osteggiata.