Il Marocco fa sognare il Maghreb e un intero continente con un'impresa straordinaria, che resterà scolpita nella storia dei Mondiali, e che lo proietta in semifinale. Il Portogallo dei campioni, che ha concesso inutilmente 40' anche a Ronaldo (che esce in lacrime), saluta e va a casa dopo essere stato ridimensionato dalla perfetta organizzazione tattica del ct Regragui. Decide un colpo di testa di uno dei giocatori più esperti, l'attaccante En-Nesyri, ma ancora una volta il protagonista è il portiere Bounou. La cronaca del match
È anche il torneo delle stelle cadenti. Dopo la Spagna, il Marocco estromette anche i lusitani, che non hanno molto da recriminare. E' la prima semifinale di una squadra africana, dopo i quarti di Camerun, Senegal e Ghana. E i tifosi marocchini sparsi in tutto il mondo festeggiano, capiscono che nessun obiettivo è precluso e si godono la gioia impagabile di un traguardo impensabile che sa tanto di riscatto di un intero continente. Dopo Neymar il torneo perde anche CR7 ed è la fine dell'avventura mondiale di un campione che non riesce a vivere bene il suo declino. Il Portogallo sbatte ottusamente contro il muro della munita roccaforte marocchina. Amrabat fa il metronomo e chiude ogni varco con acume e tempismo. Il talentuoso Ounahi, osannato da Luis Enrique, fa slalom poderosi a centrocampo, Hakimi e Attiat-Allah si rimboccano le maniche sulle fasce e gli europei non riescono a sfondare. Ma il sigillo lo mette Bounou, il portiere para-rigori che si oppone alle rare occasioni degli europei. I due uomini copertina, Hakimi e Ziyech, lottano, soffrono, vincono. Il Portogallo viene ridimensionato. Bernardo Silva è poco ispirato, Rubes Nueves e Otavio si fanno contrare senza trovare sbocchi per le punte. Ramos è un pesce fuor d'acqua, gli unici che non si arrendono sono Joao Felix e Bruno Fernandes (che coglie una traversa), ma predicano nel deserto.
Il gol marocchino è frutto di un errore di Diogo Costa e Ruben Dias. Ronaldo comincia ancora in panchina allo stadio Al-Thumana e tiene compagnia a Cancelo e Carvalho cui viene preferito il più dinamico Ruben Neves. Fernando Santos può scegliere, Regragui deve invece rinunciare a Aguend e Mazraoui. Il Marocco gioca praticamente in casa con un tifo colorito, possente, che fischia costantemente gli avversari, ma non cade nel tranello di sbilanciarsi. Nella prima mezz'ora si gioca a scacchi con le linee africane che si muovono in sintonia per chiudere ogni sbocco. Bernardo Silva ma soprattutto Bruno Fernandes cercano le frecce laterali Dalot e Guerreiro, ma Joao Felix al 5' e al 30' non ha fortuna. Goncalo Ramos, non pervenuto. Gradatamente sale la fascia destra marocchina con scambi, preziosismi e puntate del trio Hakimi-Ziyech-Ounahi, con Amrabat che protegge la difesa e il Marocco gioca meglio. La gara si infiamma a fine tempo per un errore portoghese: al 42' cross di Attiat-Allah che dovrebbe essere preda di Diogo Costa. Il portiere ha un'incertezza, Ruben Dias si fa bruciare da En-Nesyri che di testa fa impazzire i suoi tifosi. Reazione furibonda dei portoghesi: al 44' Bruno Fernandes colpisce la traversa con un cross forse casuale, poi simula un fallo in area. Ma il raddoppio lo sfiora il Marocco al 47' con Attia-allah. Il gioco si fa difficile e Santos al 6' fa entrare i due pezzi da 90, Ronaldo e Cancelo. Ma il vero guaio per il Marocco è l'infortunio del comandante della difesa, Saiss. Si passa a cinque e diventa un assedio portoghese che si gioca anche la carta Leao. Ma è un Portogallo di tanti attaccanti che non riescono a sfondare. Al 18' nuova occasione per Bruno Fernandes, su un errore di Ziyech, ma la bordata finisce poco alta. Girandola di cambi e il Marocco perde per infortunio anche il giocatore del Chelsea. Bounou guida la difesa e salva al 37' su Joao Felix e al 46' su Ronaldo. Poi Cheddira si fa espellere per doppia ammonizione, ma non crea danni. Si aprono praterie in contropiede e al 51' Aboukhlal si mangia il raddoppio. Non c'è tempo per recriminare, è il trionfo del Marocco, del mondo arabo, di tutta l'Africa. Il Portogallo esce con la coda tra le gambe, per Ronaldo è la fine di una storia che ha illuminato cinque campionati mondiali