I figli della diaspora ballano felici non curandosi delle lacrime di Ronaldo e scrutano un futuro radioso che, dopo avere permesso al Marocco di regolare conti antichi e moderni con Spagna e Portogallo, dà la chance di affrontare a muso duro ma a cuore leggero anche la Francia, di cui è stato protettorato per quasi mezzo secolo.
Walid Regragui, sergente di ferro nato nella banlieue parigina, si coccola il suoi cittadini del mondo: 14 giocatori su 26 (e 9 dei 16 eroi di Al-Thumana) sono nati all'estero ma il cuore marocchino batte sempre forte. Soprattutto il suo, con un destino fatto di incroci favorevoli. Da giocatore viene scoperto da Rudi Garcia, da tecnico della nazionale approfitta del no di Mazzarri, sostituisce ad agosto Halilhodzic che si era inimicato Ziyech. Abile, preparato, determinato costruisce, come Bearzot nel 1982, una macchina da guerra: tutti per uno, uno per tutti. Ct del Marocco quasi per caso, 22/o su 32 nell'elenco dei tecnici più pagati, è la punta di un iceberg.
Qatar 2022 è un crocevia di allenatori quasi sconosciuti che rilanciano paesi calcisticamente ai margini. E' la favola del calcio, del riscatto di Pollicino, come ha detto con compiaciuta ironia Regragui. Ma a oscurare i nababbi della panchina, rispediti a casa spesso con un esonero, sono stati personaggi che non sono passati inosservati: da Moriyasu, che ha salutato l'eliminazione negli ottavi con un inchino in puro stile giapponese, a Cissè, tecnico del Senegal con le treccine; da Arnold, che ha festeggiato la qualificazione dell'Australia con un poco elegante gesto dell'ombrello, all'inappuntabile Renard, ct dell'Arabia Saudita che ha creato un marchio con le sue immacolate camicie bianche, scaramanticamente lavate dopo ogni partita.
Hajime Moriyasu ha lasciato una traccia indelebile sconfiggendo Spagna e Germania con mosse azzeccate, poi il Giappone ha perso ai rigori con la Croazia. E lui ha ringraziato per la disponibilità Minamino che ha sbagliato il penalty, si è inchinato in campo a 45 gradi per scusarsi e salutare i tifosi fiero però del secondo ottavo di fila conquistato. Altra mentalità, altra cultura, come hanno mostrato i giocatori e il pubblico ripulendo a fine gara spogliatoi e spalti.
Agli antipodi, non solo geografici, i modi di Graham Arnold, vulcanico ct dell'Australia che, oltre a festeggiare in maniera triviale il passaggio agli ottavi, ha vietato ai giocatori di usare il cellulare dopo la vittoria con la Danimarca. In patria era stato 'beccato' mentre passeggiava col suo cane, nonostante i divieti, in tempo di covid. Ma i suoi risultati sono stati eccellenti: ko in rimonta con la Francia, vittorie su Tunisia e Danimarca, onorevole 1-2 con l'Argentina di Messi.
Carismatico, volto magnetico, Aliou Cissè è il ct con le trecce rasta e occhialini neri (lo hanno accostato al rapper californiano Snoop Dogg) che ha condotto il Senegal alla vittoria in Coppa d'Africa 2021 e agli ottavi in Qatar con due vittorie e la resa contro gli inglesi.
Un altro 'piacione' è il francese giramondo Hervè Renard, unico tecnico ad avere vinto due Coppe d'Africa con nazioni diverse (Zambia e Costa d'Avorio), ora si è trasferito nella più remunerativa Arabia Saudita: guadagna oltre un milione di euro, fa pubblicità a detersivi e alle candide camicie bianche che cambia e lava ad ogni partita. Ma il suo non è solo look: l'Arabia Saudita ha provocato la prima grande sorpresa battendo l'Argentina. Tutti questi allenatori stanno costruendo la narrazione di un torneo che, con storie di riscatti e personaggi interessanti, cerca di spostare i riflettori dalla zona grigia dei diritti calpestati e dello scandalo della corruzione.