Cade la nazionale, crolla il palazzo del calcio. Anzi, tutto il calcio italiano. Dopo aver annunciato ad Abete e Albertini le sue dimissioni da commissario tecnico, Prandelli ha ascoltato il presidente federale andare anche oltre il suo gesto. ''Anche io mi dimetto, e le mie dimissioni sono irrevocabili'', l'annuncio del presidente federale dopo l'eliminazione dell'Italia dal Mondiale. Il sottinteso, poi espresso anche esplicitamente, era la speranza che l'addio di Prandelli potesse essere revocato.
''No, anche le mie dimissioni sono irrevocabili'', ha risposto a breve in conferenza il commissario tecnico. E il doppio addio ha segnato davvero la fine di un'epoca. Finisce dunque l'epoca di Abete, presidente dal 2007 e presente come dirigente ''a sette Mondiali''. E con lei finisce un'intera era. ''Ma bisogna voltare pagina'', dicono in coro il presidente e il ct dimissionari. Ora, tra venerdì e lunedì, Abete convocherà il consiglio federale che dovrà prendere atto delle dimissioni di presidente e commissario tecnico. L'organismo che governa il calcio automaticamente decadrà, perché andrà convocata un'assemblea elettiva per la quale servono i tempi stabiliti da statuto: l'11 agosto era già prevista un'assemblea per modifiche statutarie, se non si farà in tempo per quella data si dovrà slittare a settembre, a campionato in corso. Si porrà poi il problema di chi nomina il nuovo commissario tecnico, la prima partita azzurra e' quella di qualificazione a Euro 2016, a inizio settembre. Scontato che non possa essere Abete a decidere, la soluzione che si prospetta è una decisione condivisa con i rappresentanti delle componenti. Ovvero, l'ultima rappresentazione del consociativismo contro il quale si e' scagliato oggi Abete. ''La mia decisione di lasciare - racconta il presidente dimissionario - era stata presa prima: potete crederci o no, dipende dalla qualità delle persone farlo. I motivi sono tre: personali, per recuperare spazio alla mia vita; professionale, perchè il mio ruolo in federazione e' volontaristico; e infine politico''.
Abete assicura che continuerà a svolgere il suo ruolo di politica sportiva, come vicepresidente Uefa e membro di Giunta Coni. ''Avrò l'occasione di aprire la mia rubrica e rispondere ai tanti gufi e uccelli del malaugurio sentiti in questi anni. Alle critiche - la conclusione - sono sempre stato abituato: a certi attacchi, no'' Percio', per non rappresentare ''un problema nella costruzione del progetto di rifondazione del calcio italiano di cui Prandelli, a mio avviso, potrà essere ancora il responsabile''. Il dito e' però puntato contro le Leghe e contro il Coni. ''Il problema del nostro mondo e' che tutti pensano agli interessi particolari, manca la figura di chi tutela quelli generali: basti pensare che decaduto io e decaduto il consiglio, tutte le componenti rimarranno al loro posto...Sarebbe poi servito - la 'puntura' al neopresidente del Coni Giovanni Malagò - un sostegno delle istituzioni sportive, che sinceramente in questi mesi e' assolutamente mancato''.