Lo sguardo truce che il difensore Hong Myung-bo rivolgeva durante i mondiali 2002 agli attaccanti azzurri sul prato dello stadio di Daejeon è ancora quello. Adesso pero' quegli occhi scrutano il gioco dalla panchina, mentre i suoi "Taeguk", i Guerrieri, in maglia rossa, correranno come indemoniati. E' la "solita" Corea del Sud, ormai alla nona partecipazione a una fase finale del torneo iridato, con un carattere e un gioco che ormai non sono più una sorpresa per nessuno.
Il "marchio" coreano è stavolta ancora più forte sulla nazionale di Seul, dal momento che è finito il tempo dei ct che venivano dall'occidente, come gli olandesi Hiddink e Advocaat. Adesso anche la panchina è made in Corea. Corsa e collettivo sono sempre le armi preferite dei coreani, anche se ora possono contare sempre di più su giocatori titolari in grandi squadre europee e in grado di regalare più qualità al gioco. Primi di questa categoria sono senz'altro due protagonisti della Bundesliga come Son Heung-min, centrocampista del Bayer Leverkusen, e Koo Jae-cheol, stesso ruolo ma maglia del Magonza.
Ricco di esperienza - ben 70 le presenze in nazionale - è anche il capitano e portiere, Jung Sung-ryong, che gioca in K-League, fra i pali del Suwon. Hong, il ct, si è fatto le ossa con l'under 21, ottenendo uno straordinario terzo posto alle Olimpiadi di Londra, ha voluto dare il suo volto alla squadra inserendo i suoi giovani. Primo fra tutti, il difensore Kim Young-won, 24 anni, pallino del Marcello Lippi versione cinese al Guangzhou Evergrande.
"Hong - spiega il giovane difensore - ci ha permesso di vincere il bronzo ai Giochi e oggi guida la nazionale, io spero di continuare a imparare con lui, che da noi è una leggenda vivente. In Brasile avremo avversari tutti fortissimi, meglio piazzati di noi nel ranking Fifa. Sarà dura ma tutto dipenderà dalla nostra preparazione e da quello che sapremo dare in campo". Una qualità, quest'ultima, che ai Taeguk coreani non ha mai fatto difetto.