Due anni per cambiare verso e chiudere con la mentalità perdente: questo il tempo impiegato da Fabio Capello per riqualificare una nazionale russa che sembrava avviata verso un ineluttabile ruolo di vittima. Fuori da due mondiali di seguito, umiliata agli Europei in Ucraina due anni fa, la Russia si è gettata nelle braccia del suo salvatore convinta che soltanto un personaggio dal curriculum dell'allenatore friulano sarebbe riuscito a tirarla fuori dal pantano.
Il bilancio parla di 17 partite giocate, 10 vittorie, 5 pareggi e soltanto 2 sconfitte. Ma non solo: fatto ancora più importante, il primo posto nel girone di qualificazione, davanti nientemeno che al Portogallo di CR7, il Cristiano Ronaldo Pallone d'Oro a ripetizione, costretto ad andarsi a guadagnare il gettone agli spareggi, eliminando la Svezia di Ibrahimovic.
Le premesse per il Mondiale sono dunque ottime affinché la Russia - inserita in un girone possibile, nel quale è favorita insieme con il Belgio - possa approdare agli ottavi. Considerando che i quarti di finale, ottenuti 5 volte, sono stati il suo miglior risultato di sempre (URSS compresa). La rivoluzione di don Fabio, che ha fatto innamorare i russi, arriva come sempre dal grande pragmatismo: valorizzazione dei migliori già affermati, dall'esperto e imponente difensore centrale Ignasevic ai collaudati Zhirkov, Akinfeev, Denisov, al bomber dello Zenit, Kerzhakov.
A questi punti fermi ha affiancato il talento emergente di Kokorin ed ha messo da parte senza alcun tentennamento il capitano e potente Arshavin. "Voglio che i miei giocatori arrivino in Brasile con una mentalità vincente - sono le parole di un Capello che come al solito non ama nascondersi - spero che finiremo al primo posto nel girone". In Russia sono impazziti per lui e nessuno riesce ad immaginare i Mondiali 2018, i primi che il paese organizzerà, senza la presenza di don Fabio.