Considerata la selezione con il maggior potenziale futuro, visti i risultati delle sue nazionali giovanili, la Croazia deve però pensare al presente, perché c'è un Mondiale da giocare e una partita d'apertura, quella del 12 giugno contro il Brasile padrone di casa, da onorare.
L'importante sarà evitare colpi di testa e comportamenti del passato. Basti pensare all'ex ct Igor Stimac, dimessosi all'indomani del ko contro la derelitta Scozia nell'ultima gara delle qualificazioni, una sconfitta ininfluente per il destino dei croati (già sicuri di arrivare secondi alle spalle del Belgio, e quindi di giocare gli spareggi) che ha fatto perdere la testa a Stimac, andatosene sbattendo la porta.
La federazione croata ha ritenuto opportuno non insistere affinchè ci ripensasse, e al suo posto ha chiamato sul ponte di comando l'ex giocatore del Bayern Monaco Niko Kovac, 42 anni, poca esperienza in panchina (da un anno allenava l'under 21 assieme al fratello Robert) ma tanta personalità da mettere a disposizione della sua nazionale in vista dei Mondiali. Così Kovac ce l'ha fatta, anche se i problemi non sono mancati, visto che contro un'Islanda non certo trascendentale ha pareggiato in trasferta e, in attesa del volo di ritorno, l'interista Kovacic, le 'stelle' Srna e Madzukic, oltre a Eduardo, Kranjcar, Jelavic e Corluka, si sono dissetati ordinando la bellezza di 80 pinte di birra, portate nelle camere d'albergo dopo le 4 di mattina.
Sono scorsi anche fiumi di inchiostro, quello usato dalla stampa locale per dare contro alla nazionale in attesa della partita di ritorno a Zagabria, che la Croazia ha archiviato con un classico 2-0 a spese degli islandesi. Ora c'è da scommettere che i reporter croati, particolarmente agguerriti, marcheranno stretti i loro calciatori anche nel ritiro mondiale di Praia do Forte, 'paradiso' tropicale dello stato di Bahia. In ogni caso, il team con la maglia a scacchi, chiamato dai suoi focosi supporter 'Vrateni', ovvero Fuoco Ardente, in nome di un nazionalismo molto sviluppato che unisce tutti al di là di individualismi e interessi vari, è una mina vagante.
Ed è anche deciso a rifarsi dopo la delusione di Euro 2012, quando ebbe la sfortuna di finire nel girone di Spagna e Italia. Oltretutto la formazione allenata da Kovac possiede individualità di tutto rispetto e ha un modulo, il 4-1-4-1, che sembra quello giusto per esaltare le qualità di gente come il madridista Modric, che gioca davanti alla difesa, e l'ariete d'attacco Mandzukic, squalificato per la prima partita. Per sostituirlo Kovac e i suoi dirigenti hanno provato a naturalizzare un attaccante argentino, il colosso (è alto 1.96) Federico Rasic del Gimnasia La Plata, che ha origini croate.
E' andata male, così gli 'stranieri' in rosa rimangono i brasiliani Sammir ed Eduardo, quest'ultimo in procinto di scendere in campo contro la madre patria dopo aver rischiato di smettere sei anni fa dopo lo spaventoso infortunio occorsogli in maglia Arsenal. Ma Kovac conta anche sulla leadership dei veterani Srna e Pranjic e sul talento dell'interista Kovacic.