La Selecao condannata a vincere è stata prima fin dal momento di ufficializzare la lista dei 23 convocati. Il ct del Brasile Luiz Felipe Scolari è andato a pregare al Santuario di Nossa Senhora de Caravaggio, nel Rio Grande do Sul, come fece nel 2002, poi il 7 maggio scorso ha preceduto tutti i suoi colleghi rivelando i nomi di chi aveva scelto. Ora non gli rimane che fare ciò che 200 milioni di connazionali gli chiedono: conquistare l'hexa, ovvero il sesto titolo mondiale.
Mai come questa volta il secondo posto verrà ritenuto un fallimento, ''anzi, non è proprio ammesso'', ha ribadito lo stesso Scolari che non ha paura di mettere pressione sulle spalle dei suoi, anche se poi ammette che ''se non vinciamo dovrò chiedere asilo politico in qualche ambasciata di Brasilia''. Accanto all'ottimismo e alla baldanza tipiche dei brasiliani c'è infatti il terrore di un nuovo 'Maracanazo' come quello del 1950 con l'Uruguay, una grande tragedia nazionale che provocò perfino dei suicidi e che ora bisogna assolutamente scongiurare, magari anche per tacitare i manifestanti che torneranno nelle piazze.
Oltretutto il 2014 in Brasile è anche anno di elezioni presidenziali e politiche, e in molti (la Presidente Dilma in primis) si giocano la riconferma tramite la Coppa. Intanto però forse sarebbe il caso di non alimentare l'ansia che i giocatori inevitabilmente avvertiranno, pur se confinati nell'eremo della Granja Comary, 'Coverciano brasiliana' che si trova a Teresopolis, nella zona montagnosa dello stato di Rio de Janeiro. Dichiarazioni come quelle del Ministro dello Sport Aldo Rebelo (''se non vinciamo sarà un'altra grande tragedia nazionale come nel '50, e peggio ancora se dovesse vincere l'Argentina), o del presidente federale uscente Josè Maria Marin, uomo in passato legato alla dittatura militare (''se non conquistiamo la Coppa andremo tutti all'inferno'') non contribuiscono certo ad alleviare la tensione.
Ma Scolari rimane ottimista (''non è mai successo che un paese calcisticamente forte che abbia organizzato due Mondiali non ne abbia vinto almeno uno'') e punta sugli uomini che ritiene più in forma o comunque affidabili, come il napoletano Henrique, capitano del Palmeiras che Felipao allenava un anno e mezzo fa. Largo quindi agli undici che l'anno scorso hanno vinto la Confederations Cup e che dovrebbero comporre anche questa volta la formazione titolare, nel segno del 4-2-3-1.
Il sogno è che Neymar e Fred ripetano le prodezze e i gol del giugno 2013, che il capitano Thiago Silva sia ancora un baluardo insuperabile, che Oscar dimostri di essere, come dice Scolari, ''uno dei migliori giocatori del mondo, anche se Mourinho lo manda in panchina''. Per la prima volta dal 1934 a oggi, nella lista mondiale del Brasile non ci sono calciatori dei club di San Paolo. Nessun rappresentante neppure per le due squadre più amate di Rio, Flamengo e Vasco. Solo 4 i giocatori del 'Brasilerao' (Jo, Fred, Victor e Jefferson, portiere di colore che giura di ''riscattare la memoria di Barbosa''), mentre coloro che hanno già avuto esperienze di Mondiali sono appena sei. Ma anche questo tipo di inesperienza non verrà considerata un alibi: bisogna vincere e basta.