Mesut Ozil è una delle tante stelle che brillano nel firmamento del calcio tedesco. Non l'unica, però. Nato a Gelsenkirchen, il 15 ottobre 1988, cresciuto nello Schalke 04 (la squadra della sua città natale), si è rivelato al mondo durante i Mondiali in Sudafrica, facendo innamorare gli osservatori di tutto il pianeta. Alla fine di quella rassegna iridata, dal Werder Brema finì al Real Madrid, poi all'Arsenal che, il 2 settembre dell'anno scorso, ha versato una cinquantina di milioni al club spagnolo, per aggiudicarsi il cartellino di questo talentuoso centrocampista, ancora rimpianto dalle parti del Bernabeu.
Ozil è un turco-tedesco di terza generazione. I suoi avi provengono da Devrek e Zonguldak, paesini del nord della Turchia. Musulmano praticante, parla quattro lingue: tedesco, turco, spagnolo, inglese. Nel Real Madrid si è guadagnato il soprannome 'Il mago di Oz', per il suo modo naturale di nascondere il pallone e per le magìe con il sinistro, il suo piede preferito.
In Nazionale, Ozil si è dovuto - e deve farlo tutt'ora - misurare con la concorrenza di Mario Goetze, meno mobile di lui, ma ugualmente dotato di un talento purissimo. La differenza sta nel fatto che, a differenza del collega del Bayern, Mesut è più leader, perchè riesce a trascinare la squadra, a caricarsela sulle spalle nei momento di difficoltà. Lo ha dimostrato sia nel Real Madrid, che in Premier. E, proprio con Goetze (uno dei tanti SuperMario inventati ad arte da telecronisti dotati di scarsa fantasia), Ozil può elevare il tasso tecnico di una Germania che ha sempre fatto della forza, della potenza, della solidità e dell'essenzialità, le armi migliori. Mai come adesso, però, la 'Mannschaft' (o la 'Nationalmannschaft', che dir si voglia), possiede una cifra tecnica così elevata.
Oltre a Ozil e Goetze, infatti, non va dimenticato Toni Kroos, mediano elegantissimo ed efficace del Bayern Monaco di Pep Guardiola. In molti si chiedono ancora perchè Ancelotti, tecnico del real Madrid, abbia rinunciato a un giocatore come il turco-tedesco. Lo stesso allenatore italiano, a un certo punto, si è detto pentito di aver lasciare andare Ozil. Va detto, però, che la concorrenza fra talenti nei 'blancos' era spietata e sarebbe stato oltremodo complicato far convivere tanti giovani assi.