In Bosnia lo chiamano ''piccolo principe'' e sono convinti che sia già l'erede di Francesco Totti. Avventure romane a parte, per Miralem Pjanic il momento della verità potrebbe essere il Mondiale in Brasile, in cui guiderà la sua nazionale all'esordio assoluto in una grande manifestazione. Per questo nella sua testa c'è stato spazio fino a un certo punto per le voci di mercato che lo hanno riguardato: più che al Barcellona o al Paris SG, pensava al torneo iridato e alla voglia che ha di fare bella figura nel paese dei pentacampioni del mondo.
Astro nascente del calcio europeo, Pjanic piccolo fenomeno lo è sempre stato, fin da quando segnò al Bernabeu quel gol che servì al Lione per sbattere fuori da una Champions League il Real Madrid e Cristiano Ronaldo. Nell'ultimo anno, agli ordini di Rudi Garcia, ha ritrovato la continuità di rendimento smarrita nei primi anni romanisti, e adesso ha solo voglia di vincere, magari entrando nella storia della Roma (ai suoi connazionali ha indicato lo scudetto con i giallorossi come uno dei suoi obiettivi professionali) e mettendo in pratica il suo 'credo': per essere il migliore, devi battere i migliori. Pjanic è uno tosto e con la Bosnia vuole fare proprio questo, magari a cominciare da Messi e l'Argentina che affronterà il 15 giugno nel Maracanà, uno degli stadi dei suoi sogni da bambino.
Quel giorno il ct Safet Susic gli affiderà le chiavi del gioco della Bosnia, e gli chiederà di tirare fuori tutto il carattere, oltre che i tocchi di classe: per Miralem sarebbe un bel modo di far vedere che Totti gli ha davvero passato il testimone. E chissà che a farlo innamorare ancor più di Roma non provveda anche il fatto che il ritiro della Bosnia sarà a Guarujà, località del litorale paulista di fronte a Santos dove negli anni '50-'60 a gennaio arrivava in vacanza il grande Alberto Sordi, che anche lì ha lasciato tanti bei ricordi.