Non è riuscito a diventare simbolo del mondiale africano quattro anni fa, a Sudafrica 2010, ma ora Didier Drogba prova l'ultimo ruggito nel Mondiale brasiliano, lui ancora leader della nazionale della Costa d'Avorio. Nato nel popoloso quartiere di Yopougon, uno dei più poveri di Abidjan (l'11 marzo 1978), Didier è sempre stato felice di scorazzare fra le strade sterrate di quell'angusto comprensorio, riuscendo a coltivare una passione incontenibile: prendere a calci un pallone quando i prati verdi di Stamford bridge erano solo un'utopia.
Il suo sogno è sempre stato quello di fare il calciatore e anche nei posti come quello in cui è nato e cresciuto, a volte, i sogni possono diventare realtà. "Io non pensavo ai soldi, ma solo a giocare al calcio, perché mi divertivo troppo a far gol", ha sempre ripetuto il super-bomber ivoriano che nel 2012 - secondo una precisa statistica riguardante le reti segnate in Nazionale e nei club - è stato votato dall'Iffhs (l'Istituto internazionale di storia e statistica del calcio) miglior bomber del XXI secolo. Suo padre Albert, evidentemente spinto da un presagio, a soli cinque anni lo imbarcò su un aereo: destinazione Francia, dove abitava uno zio calciatore. Al piccolo Didier venne il mal d'Africa e, diviso fra scuola, pallone, sogni di gloria, piangeva spesso, si disperava.
Continuò a versare lacrime anche quando la sua famiglia emigrò in Francia, i rapporti con il padre si erano nel frattempo guastati. Venne tesserato da un club dilettantistico, il Levallois-Perret, cominciando a inquadrare porte meno prestigiose. Il suo talento emerse un po' tardi, dopo le esperienze nel Le Mans e nel Guincamp. Divenne presto l'idolo indiscusso del Marsiglia, si trasformò in un cannoniere potente e acrobatico, tanto che il Chelsea di Abramovich nel 2004 sborsò 24 milioni di sterline per entrare in possesso del suo cartellino e vederlo a Stamford Bridge.
A Londra, dove nel frattempo era arrivato anche Mourinho, Drogba cominciò a vincere: tre titoli in Premier, quattro Coppe d'Inghilterra, due di Lega, altrettante Community Shield, una Champions senza Mourinho (2012), dopo averla persa ai rigori a Mosca, nel 2008. Sigla la rete dell'1-1 che trascina il Bayern ai supplementari e ai rigori, quindi realizza il tiro decisivo dagli 11 metri. A questo punto gli manca solo un successo con la Costa d'Avorio, che lo farebbe entrare definitivamente nella storia del Paese dove è nato.
Per due volte è andato vicino alla conquista della Coppa d'Africa, perdendo la finalissima, e di tempo per riprovarci gliene resta sempre meno. In Brasile è assai improbabile che arrivi quel successo che manca. Ma almeno sul piano personale, Drogba vuole lasciare la propria impronta anche in una rassegna iridata.