Lo hanno definito ''Robben dell'altro mondo'', parafrasando il suo cognome e a testimonianza di una classe cristallina che il passare degli anni e una certa fragilità fisica non hanno scalfito. Finalmente decisivo nella finale di Champions 2013 dopo anni passati a fare il perdente di successo, nonostante i 3 scudetti vinti tra Chelsea e Real Madrid, Arjen Robben si ripresenta come la stella dell'Olanda che nel Mondiale brasiliano vorrebbe ripetere il cammino di quello sudafricano, nonostante la difficoltà dell'impegno.
C'è anche la voglia di onorare il quarantennale di un'altra Arancia Meccanica, quella che nel 1974 in Germania entusiasmò il pianeta con il suo calcio totale: l'essere considerato in patria il miglior calciatore olandese della storia dopo Cruijff e Van Basten può aiutare Robben ad essere di nuovo un trascinatore. Oltretutto avrà lo stimolo di riscattare l'ultimo deludente Europeo degli arancioni e a livello personale di dimenticare le due grosse occasioni fallite, anche per merito di Casillas, nella finale iridata di Johannesburg, che per l'Olanda avrebbe potuto significare raggiungere finalmente il traguardo così a lungo inseguito.
Per farlo arrivare a Monaco nell'estate del 2009 il Bayern lo pagò 25 milioni di euro, ed è stato un investimento ben ripagato: agli ordini di Heynckes prima e Guardiola poi 'Alien' ha infilato una serie di successi: 3 titoli della Bundesliga, 2 Coppe di Germania, 2 Supercoppe nazionali, 1 Champions League, 1 Supercoppa europea e 1 Mondiale per club. La forza (quando sta bene) di questa 'freccia' del calcio, capace di correre in partita a quasi 33 km/h., rimane la capacità di ripartire in modo rapido palla al piede dalla tre quarti destra del campo, per poi puntare in dribbling i difensori avversari per accentrarsi e liberare al tiro il suo mancino. L'altro suo pezzo forte è quando attacca il fondo per liberare l'assist a centro area per il compagno. Come dire che Robben rimane un manuale del calcio.