Gol ribelli, tweet e polemiche. Mario Balotelli arriva al suo primo Mondiale con la fama di 'bad boy' e campione dal talento ancora non del tutto espresso. Ma anche con la consapevolezza che può essere la sua occasione. Un anno ancora sull'altalena col Milan, tra i fallimenti del campionato, il flop nelle coppe e di nuovo quell'incrinatura con lo spogliatoio che hanno spesso costretto Galliani a tirar fuori lo scudo per difenderlo dalle accuse e dalle richieste di una cessione.
Una stagione non fortunatissima anche con la nazionale, dove la fama delle sue indolenze - vere o presunte - lo hanno rincorso fino a metterne in dubbio il ruolo di giocatore simbolo. ''Nessuno è certo del posto fisso al Mondiale, neanche Mario'', ha tuonato alcune settimane fa Prandelli per avvisare il suo attaccante di maggior peso. Era più che altro un avviso al ragazzo, per non dare nulla per scontato, per capire che la ricreazione era finita anche in nazionale.
Ma è un fatto che al Mondiale il progetto azzurro girerà soprattutto attorno a lui. Balotelli e' il simbolo della nuova nazionale anche all'estero. La scorsa estate è diventato uomo copertina di Sports Illustrated dopo aver conquistato quella di Time, e nella pagina web Eurosport delle liste delle 32 nazionali, l'Argentina è accompagnata dal logo di Messi, il Portogallo da quello di Cristiano Ronaldo, la Francia da Ribery e Benzema, l'Italia dai muscoli di Balotelli. Ecco, quell'esultanza a torso nudo dopo i due gol alla Germania: e' forse l'ultimo fotogramma felice in azzurro per Balotelli, troppo spesso rincorso dal suo personaggio più che dai colpi di cui è capace.
Certo lui ci ha messo del suo, continuando a twittare foto con rapper, fighter e amici in serate di svago. Ma Prandelli conta nella cura rivitalizzante del ritiro brasiliano, aperto tra l'altro alle famiglie: non potrà esserci la piccola Pia, riconosciuta quest'anno dopo una lunga disputa non solo verbale con la Fico, ma forse ci sarà Fanny. E in ogni caso, gli azzurri sanno che in nazionale Balotelli si è sentito sempre a casa, più che in qualsiasi altra squadra. In tutti o quasi i 12 gol collezionati in 29 presenze, l'attaccante ha esultato come non gli è mai capitato con indosso la maglia di Inter, City o Milan. E in fondo, anche Prandelli che non lo vuole illudere di un posto di assoluto protagonista sa la verità: se l'Italia ha qualche possibilità di stupire il mondo in Brasile, passa soprattutto per i piedi di Mario Balotelli. E, in un senso o nell'altro, per la sua testa.